DAD e nuove abitudini online
Abbiamo oramai fatto tutti l’abitudine a collegarci da casa per seguire una videolezione in DAD.
Un’attività che, in questo complesso momento storico, è diventata routine, che è sicuramente un’opportunità per “fare” – nonostante i limiti sociali dovuti alla pandemia da Covid-19 che ha trasformato le nostre vite.
Una nuova abitudine, però, che può rivelare delle insidie, soprattutto per i ragazzi più fragili, meno motivati e con ridotti strumenti socio-culturali sui quali poter contare.
Di sicuro ne risulta penalizzata la socialità di tutti, inficiando non solo l’aspetto cognitivo, ma appunto anche quello relazionale. Si riscopre la noia, come avvio di processi creativi: il rischio è quello, però, di perdere la cognizione spazio-temporale, svicolando da quelle routine che guidavano le giornate.
Un ulteriore e preoccupante elemento di svantaggio è rappresentato dal fatto che la DAD non può assicurare quella “parità democratica” che invece l’aula garantisce.
Secondo l’Istat, infatti, più del 12% degli studenti non ha un device in casa; più della metà degli studenti (57%) deve inoltre condividere i vari supporti tecnologici con gli altri membri della famiglia e, ancora, la connessione spesso non supporta il download dei dati o i collegamenti lunghi. In ultimo, spesso, manca la disponibilità di uno spazio personale adeguato per seguire in tranquillità le videolezioni e, per i più piccoli, il supporto di un adulto.
Difficoltà pragmatiche in aggiunta – dunque – a quelle relazionali, cognitive, sociali.
Il supporto genitoriale in DAD
In questo quadro di incertezze, i genitori possono fare molto: supportando, sempre un passo indietro, e incoraggiando, mostrandosi coesi e affidabili. Questo ruolo supportivo non può prescindere dalla fiducia verso gli insegnanti il cui ruolo e operato non va messo in discussione e/o sminuito. Entrambi hanno a cuore i medesimi obiettivi.
Tutti gli adulti, genitori e insegnanti, non dovrebbero poi avere il timore di manifestare – in questo periodo confuso e con pochi riferimenti stabili – anche le loro incertezze: rispondere “non lo so”, come saggiamente ci suggerisce Socrate, ha un grande potere anche formativo. Peggio sarebbe eludere domande e curiosità o fingere una conoscenza “sgualcita”, di fatto inaffidabile.
Vediamo, più pragmaticamente, come può attivarsi ogni genitore per essere da supporto durante le attività didattiche a distanza:
- Attrezzare uno spazio il più possibile adeguato per seguire le videolezioni in tranquillità, senza distrazioni (suoni di telefono o citofono, familiari che passano dietro, ecc.) e senza che l’adulto di riferimento resti nella stessa ad ascoltare
- Affidarsi preferibilmente al PC, anziché ad uno smartphone per seguire meglio le videolezioni
- Se non si dispone di uno spazio privato, dare in dotazione degli auricolari per non essere distratti dai suoni circostanti
- Invitare i figli ad alzarsi e distogliere l’attenzione dallo schermo quando ci sono le pause.
Per quanto riguarda gli aspetti routinari – come detto – è fondamentale non cambiare le abitudini:
- Alzarsi per tempo e non poco prima
- Prepararsi con la consueta profilassi quotidiana (lavarsi i denti, pettinarsi, vestirsi adeguatamente)
- Connettersi puntualmente e seguire le netiquette (videocamera accesa, microfono disattivato se richiesto, autenticazione con nome e cognome, ecc.)
sono aspetti la cui continuità va tutelata, incoraggiata laddove vacilli, pretesa quando si tende a “lasciarsi andare”.
Tutele e attenzioni in DAD
I giovani hanno tuttavia un’enorme resilienza: motivare l’apprendimento attraverso l’incentivazione del pensiero critico e della fiducia in se stessi, è la chiave di volta.
L’aspetto più importante è non lasciarli soli, non farli sentire soli. Bambini e ragazzi devono sapere di poter sempre contare sugli adulti di riferimento, genitori e insegnanti, ed è bene educare, collaborare e vigilare per la prevenzione di comportamenti non solo eticamente scorretti, ma anche penalmente perseguibili come la ripresa e successiva diffusione sul web o sui social media di:
- lezioni
- materiali didattici utilizzati (attraverso screenshot/foto)
- dati sensibili personali o di terzi
Il rispetto per sé e per l’altro va sempre coltivato, sia in presenza che nelle aule virtuali, con chi conosciamo e con gli sconosciuti, ovunque. La socializzazione trova respiro e compimento in esso. È un compito dal quale non si è mai esonerati.
A questo proposito esiste un documento di responsabilità condivisa per un mondo virtuale rispettoso e civile. Vediamolo insieme.
Il manifesto della comunicazione non ostile
- Virtuale è reale: dico e scrivo in rete ciò di cui sono fortemente convinto e che asserirei in egual modo di persona
- Si è ciò che si comunica: le parole che uso raccontano molto di me
- Le parole danno forma al pensiero, per cui rifletto attentamente prima di pronunciarmi
- Ascoltare prima di parlare, predisponendosi all’apertura mentale adatta a una comunicazione efficace ed efficiente
- Le parole sono un ponte per comunicare, avvicinandosi, all’altro
- Le parole hanno delle conseguenze
- Condividere è una responsabilità, quindi mi informo e documento prima
- Le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare
- Gli insulti non sono argomenti
- Anche il silenzio comunica e perciò, se è il caso, si deve saper tacere
Ognuno di questi princìpi ha una valenza notevole dentro e fuori dal web: educare al rispetto significa partire consapevolmente da sé per aprirsi all’altro, senza ostilità. È un progetto educativo in cui famiglie, scuole ed agenzie educative sono attori e dalla cui responsabilità non sono mai chiamati fuori, né tra le mura confortevoli di casa, né fra i banchi di scuola, né attraverso uno schermo.