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Memoria: cosa si ricorda ogni 27 gennaio

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Memoria storica, coscienze attuali

Ricordare è un dovere morale. È il punto di partenza per chi non c’è stato. È una consapevolezza etica.

Ogni anno, il 27 gennaio è un giorno dalla forte impronta storica: si ricorda la liberazione di Auschwitz di oltre settant’anni fa. È la giornata dedicata unanimemente alla Memoria, affinché i terribili eventi di cui può farsi artefice l’umanità non vedano più la luce.

Tanto è stato scritto, detto, filmato, raccontato, cantato, rappresentato sui terribili fatti della Shoah. Quella memoria storica si è fatta eco, nel tempo, di tutte le oppressioni e i soprusi che popoli di fanatici alimentati da odi e pregiudizi hanno continuato a generare.

Non per questo, però, bisogna desistere dal dare rilevanza alla Memoria, nella sua giornata e in ogni giorno. Ricordare per conoscere, per capire e non ripetere.

La Giornata della Memoria

Conoscere per capire, sensibilizzare, approfondire. In un panorama culturale che, come dicevamo, ha fornito e fornisce ancora materiali ad hoc, scegliamo la poesia,  un ossimoro di parole lievi e grevi – appunto –  che non può non smuovere menti e coscienze, almeno per il tempo della lettura:

 

Un paio di scarpette rosse

C’è un paio di scarpette
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
‘Schulze Monaco’.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu

 

 

 

 

 

 

 

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