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Obiettivo bilinguismo in Alto Adige: riflessioni

Bilinguismo potenziale ma poco reale?

Le scuole tutte, e quelle di lingue in particolare, hanno un ruolo di primo piano nella cosiddetta “questione linguistica” locale.
In tutta la provincia di Bolzano la centralità del bilinguismo è prepotente.
È una terra, questa, che da decenni vede la convivenza del gruppo tedesco e di quello italiano in una realtà potenzialmente, ma non realmente bilingue. È ciò che emerge da diverse ricerche condotte a livello locale negli anni: un quadro di sconforto in cui il bilinguismo è sì una realtà, ma solo nell’ambito pubblico-amministrativo, nei fatti settoriale e non generale.

Il divario fra i due gruppi linguistici non diminuisce in una società che ancora divide tra scuola italiana e scuola tedesca, cinema italiano e cinema tedesco, centri culturali italiani e tedeschi.
Si aggiunga a ciò il grande limite derivato dall’utilizzo della forma dialettale del tedesco, anche in ambiti lavorativi e ufficiali, a discapito della lingua standard veicolata nello studio.
Sono elementi che hanno giocato un ruolo di primo piano nella “questione linguistica” della provincia di Bolzano, contribuendo alla mancata spinta verso nuovi orizzonti conoscitivi.
Non ci si è ancora troppo spostati dal nefasto pensiero zelgheriano di oltre 40 anni fa: “Je mehr wir trennen, desto besser verstehen wir uns” che, nella sua aberrante semplicità, significa sostanzialmente che più ci si separa, meglio ci si capisce.

È la curiosità che avvicina: conoscere, indagare, scoprire sono gli avamposti della comunità.
Per una commistione di lingue e di pensieri. Lo dobbiamo a noi stessi, agli adulti di domani e ai bambini di ieri.

Studi e progetti per un bilinguismo reale

Negli ultimi anni sono stanti tanti gli studi di soluzioni possibili per superare l’asimmetria tedesco/italiano.
Ne sono venuti fuori, in breve:

  • l’importanza della metodologia CLIL
  • il valore dell’approccio ludico nell’acquisizione della L2
  • un richiamo alla responsabilità della società tutta, con le famiglie e le aziende

È d’obbligo il passaggio al modus cogitandi opposto a quello del distanziamento di Zelger: quella mescolanza arricchente che ci ha lasciato in eredità Alexander Langer. La comprensione trova terreno nell’accoglienza e nell’unione: più ci uniamo e meglio ci comprenderemo.

Il progetto Kolipsi, in collaborazione tra l’Eurac e il DiSCoF di Trento, ha analizzato le competenze nella L2 in Alto Adige. L’obiettivo era  trarne un’analisi sociolinguistica e psicosociale per superare il divario tedesco/italiano.

Gruppi linguistici in Alto Adige

I gruppi linguistici altoatesini, come la sopracitata ricerca Kolipsi ben sottolinea, hanno un ruolo di primo piano nell’organizzazione sociale. “L’assetto politico e istituzionale, la scelta della scuola, l’accesso al pubblico impiego sono solo alcuni degli ambiti che in provincia di Bolzano sono regolati dalle appartenenze linguistiche”*. È chiaro, dunque, come quella linguistica sia qui una caratteristica con un peso notevolmente maggiore rispetto a molte altre realtà nazionali.
Va superata la scellerata filosofia di Zelger del separarsi per star meglio per approdare alla meta opposta. Il progetto Kolipsi lo afferma con chiarezza: limitare i contatti con il gruppo L2, lungi dal rafforzare legami interni, equivale invece alla “chiusura verso l’altro”*. È stato anche rilevato come spesso all’origine della mancata inclusione vi siano le famiglie che veicolano una filosofia di distacco opposta all’avvicinamento. In virtù di questo è particolarmente urgente e importante la cooperazione di cui si accennava sopra: non lasciare la scuola sola a fronteggiare questo gigante dalle grandi potenzialità, ma dinamico e variegato. Promuovere un rinnovato senso del “noi”, nella provincia autonoma di Bolzano, dove “entrambi i gruppi linguistici possano sentirsi rappresentati e possano convivere in modo armonioso”* può e deve diventare realtà.

 

*Approfondimenti al Progetto Kolipsi

One thought on “Obiettivo bilinguismo in Alto Adige: riflessioni

  1. Ettore Ambrogio ha detto:

    Non hanno capito che l’acqua non si può fermare con le mani. Le culture e le lingue diverse sono un fattore arricchente. Fatto molto grave che un medico di prima lingua italiana e con patentino di tedesco livello C 1 debba essere costretto a conoscere l’incompresibile dialetto tedesco- Così il bilinguismo si trasforma in trilinguismo. Non hanno capito, i valligiani, che è importante farsi capire dal medico altrimenti il rischio è una errata diagnosi ed una conseguente pericolosa terapia.
    Il termine che viene utilizzato è “accettato”. Bisogna farsi accettare, non hanno capito il significato escludente del termine “accettare”.
    E’ soltanto questione di tempo. . . .

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