QCER, uno strumento necessario
Perché serve il QCER?
(Squillo del telefono)
A: AZB, buongiorno!
B: Buongiorno, buongiorno. Senta, ho acquistato un corso A2 di tedesco. Come funziona adesso?
(serie di informazioni)
B: Ah, ma io non parlo una parola di tedesco!
A: D’accordo, allora è il caso di iniziare da un corso adatto ai principianti e proseguire seguendo le linee guida del Quadro Comune Europeo che indicano s…
B: No, guardi, io devo sostenere l’esame A2 fra due mesi, mi serve per lavoro. Non ho tempo di seguire troppi corsi.
Se pur decisamente semplificato, questo è un esempio di richiesta “fuori dagli schemi”, figlia di informazioni caotiche e inesatte, nonché di una esemplificazione estrema.
La formazione richiede tempo e impegno. Il cammino verso una meta è costellato di tappe. Si può, probabilmente, arrivare comunque, saltandone alcune (?), ma immaginarsi dirottati dalla linea d’avvio al grado finale in un attimo è utopico.
Un servizio fatto con competenza e professionalità lo evidenzia fin da subito. L’apprendimento linguistico è regolato da specifiche linee guida. Nello specifico ci si richiama al QCER, il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue nato ufficialmente nel 2001.
Cos’è il QCER
Noto anche con l’acronimo CEFR – Common European Framework of Reference – il QCER nasce da una precisa volontà del Consiglio d’Europa, con lo scopo di agevolare mobilità e cooperazione internazionali. Oggi è il principale riferimento sia nell’insegnamento delle lingue straniere che nella valutazione di conoscenza delle stesse. Viene utilizzato in tutta Europa negli ambiti educativi sia pubblici che privati. Esso indica sei livelli di conoscenza di una lingua straniera:
- A1: basilare
- A2: elementare
- B1: intermedio
- B2: intermedio superiore
- C1: avanzato
- C2: padronanza
L’immagine mostra in maniera chiara la classificazione standard:
fonte: www.hsschool.it/cefr
Ogni livello considera le classiche quattro abilità linguistiche.
Il divario conoscitivo che separa questi macro livelli può essere così ampio che, per garantire un’offerta formativa adeguata e più dettagliata, gli stessi sono divisi in sottolivelli. Ecco il motivo per cui, quindi, non esiste un unico corso A1, bensì un insieme di passaggi che supportano gradualmente l’apprendimento, attraverso un iter formativo “a piccole tappe”: A1.1, A1.2, A1.3, per esempio.
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